Anno 1950 prodotta in soli 680esemplari.
L’esemplare proposto è una delle ultime prodotte infatti si tratta della numero 647 si ritiene che i chilometri indicati dallo strumento, ovvero circa 18.000, siano i suoi originali visto lo stato di conservazione della macchina.
La vettura è stata ritrovata nel 2013 dalla Montini Automobili presso il terzo proprietario, ancora con la sua vernice originale ma con evidenti segni del tempo ma senza che fossero presenti ne ruggine ne urti, anche la selleria era sua originale.
Si è provveduto a sverniciare la vettura e a rifare solo la selleria ,infatti moquette e cielo sono originali il tutto con con un minuzioso restauro conservativo che ha donato alla vettura uno status eccezionale, il tutto ovviamente documentato, i vani sono ancora originali e la meccanica pur non essendo stata revisionata è stata mantenuta in efficenza fino a i giorni nostri quindi la vettura si presenta perfettamente funzionante ,è presente tutto il suo corredo originale e le fotografie dei lavori eseguiti, e del certificato d’origine Alfa Romeo inoltre l’esemplare è presente anche nel libro di Tito Anselmi
Il telaio tipo 250 in versione post-bellica (con ponte posteriore a ruote indipendenti tipo Porsche) era tra i più avanzati dell’intera produzione mondiale e comunque migliore rispetto a quanto proposto dalla neonata Ferrari.
Era cambiato anche il sistema di fissaggio della carrozzeria, non più imbullonata, ma saldata ai longheroni del telaio, novità portata al debutto dalla 6C 2500 “Freccia d’Oro”, nuova Coupè 4/5 posti, caratterizzata da un moderno stile “a due volumi” con coda tondeggiante (soprannominata Gobbone).
Le “Freccia d’oro” venivano assemblate dalla Carrozzeria Alfa, antesignana del Centro Stile Alfa Romeo ed erano dotate di un motore da 90CV che consentiva di toccare i 155 km/h. Quasi scontato il loro successo nelle competizioni sportive, soprattutto grazie alla loro proverbiale affidabilità. Nel 1950 ben due 6C “Freccia d’Oro” parteciparono alla Carrera Panamericana del 1950, la n. 90 di Taruffi e la 103 di Bonini-Bonetto.




























































































































